Eleven Fingers - We Lost Everything Just To Find Ourselves

Già dal nome gli Eleven Fingers promettono bene…chissà cosa si può inventare un musicista con undici dita? Ci si aspetterebbe una serie di virtuosismi a non finire e invece…
…invece no. Gli Eleven Fingers fanno musica semplice (apparentemente) e diretta che potremmo avvicinare al filone indie più classico.
Ma c'è fortunatamente qualcosa di più. Il loro primo EP 'We Lost Everything Just To Find Ourselves' è pervaso da elementi non convenzionali; interessanti linee di tromba, un bel dialogo tra le due voci (maschile e femminile) e cambi di intensità che rendono l'ascolto movimentato e mai scontato.
White Boots è un'apertura a carte scoperte, tutte le qualità del gruppo sono condensate in poco più di 4 minuti di musica. Una dinamica che ricorda gli incroci chitarristici dei migliori gruppi alternative-rock. Il ritmo si intensifica con Everything is far away in cui non c'è paura di spingere, di alzare il volume e magari di muoversi un pò per poi ritornare ad ascoltare con calma e pazienza tutte le sfumature di We fall in the sea, ballata costruita su incastri di melodie e chiaro scuri.
Nelle due ultime tracce viene fuori prima gentilmente (The big door) poi come protagonista assoluto (One day) la voce femminile del gruppo che arricchisce ancora di più l'amalgama sonoro degli Eleven Fingers.

"another song is waiting on my desk" così inizia 'White Boots' il primo brano dell'EP e speriamo ce ne siano altre di canzoni così ad aspettarci in futuro…

f.a.




trova Eleven Fingers su:
facebook
myspace
soundcloud

ELECTRIC WIZARD - EmiliaExclusive -

Questa settimana iniziamo a pubblicare su emiliamixtape un ciclo di interviste esclusive con protagonisti della scena musicale nazionale e internazionale. Si comincia con i leggendari Electric Wizard passati recentemente dalle nostre parti per un concerto al Locomotiv club di Bologna.

Gli Electric Wizard sono un gruppo stoner rock inglese, in attività dal 1993. Le tematiche che amano raccontare nelle loro canzoni sono legate all’occulto e al cinema horror. Dal ’93 sono tra le band più significative del genere con una nutrita discografia alle spalle. Nel 2010 è stato pubblicato “Black Masses” e il gruppo è attualmente in tour. Poche settimane fa gli Electric Wizard hanno suonato anche in Italia, una tappa ha toccato il capoluogo emiliano. Jus Oborn (voce e chitarra) si è prestato a rispondere a qualche nostra domanda.

Perché nel 1993 nascono gli Electric Wizard?
“Per diffondere il messaggio di potere occulto e dell'abuso di marijuana”.

Perché avete scelto questo nome?
“Tony Iommi (Black Sabbath n.d.r.) e Jimi Hendrix mi sono apparsi in sogno e mi hanno detto che ero uno stregone elettrico (Electric Wizard). Molta gente strana e potente è stata apostrofata come stregone: Manson, Rasputin, Crowley ecc.”.

Amate raccontare storie occulte e horror. Come mai vi affascinano queste tematiche?
“Non si tratta di storie, perché molte cose sono vere. Nelle credenze antiche, nelle zone rurali remote e religiose ci sono richiami a storie occulte del tutto vere”.

Quali sono le vostre influenze, non solo in campo musicale?
“Film horror e quelli explotation degli anni '60 e '70, i fumetti horror e anche Howard Phillips Lovecraft”.

Da un vostro concerto cosa bisogna aspettarsi?
“I topi stanno arrivando e i lupi mannari sono qui. La fine è vicina”.

La musica potrà salvare la Terra?
“No, il mondo è finito, ormai è troppo tardi. Tutto è malvagio e corrotto”.

Mi dite cosa pensate di questi gruppi: Iron Maiden, Slayer, Metallica, Megadeth, Venom.
“Iron Maiden: la mia infanzia (e scappa una risata n.d.r) ​​Slayer: la mia adolescenza. Metallica: il grande Cliff Burton! Megadeth: la canzone con Elmer Fudd (il personaggio Taddeo dei cartoni animati n.d.r.). Venom: La migliore, a 13-14 anni ero ossessionato da loro, i signori del caos. Hanno ancora una grande influenza”.

Cosa conoscete dell’Italia?
“Molti fumetti come Diabolik, Satanik, Killing, le testate di fumetti come Oltretomba, i Sanguinari, i registi come Mario Bava, Federico Fellini, Renato Polselli, Lucio Fulci, Sergio Martino, le attrici Edwige Fenech, Rosalba Neri, Erika Blanc, i fumettisti come Guido Crepax, Marco Rostagno, Renzo Barbieri e tanti altri e su tutto il film Caligola”.

Cosa c’è nel futuro degli Electric Wizard?
“Morte o malattia mentale”.

a.t.

POL - Cronaca di un perdente

Chi è Pol? Alessandro Polisco è qualcuno che sa spiazzare. Se lo trovassi domani a fare il barbone in stazione con un milione di Euro nel cappello non mi stupirei.
Pol è un bassista, che scrive testi, è un attore. Cronache di un Perdente è stato registrato nel giro di due settimane alle sale prove di Modena Mr.Muzik con una strumentazione abbastanza rudimentale. E‚ un testamento musical-poetico, un ascolto da affrontare a secondo acchito e con un tasso alcolico elevato.

La prima traccia dice tutto: Poesia sporca di un poeta in rovina, chiarisce immediatamente la volontà di Pol di farsi autore immerso nel fango, che perso nei fumi delle rovine che lo circondano regisce con frasi maledettamente semplici e strofinate. Si elegge poeta, ma poeta della polvere, predicatore da marciapiede che scansiona perfettamente un‚opacità dilagante frantumandola con sinceri e semplici versi.
Per paradosso, l'enfasi da burlone che da ai suoi recitati innalzano il livello di attenzione al contenuto generale di ogni brano. Porta di Luce, Grazie, Innocenza, La Ballata di Kitammuort, eseguiti esclusivamente con basso e voce sono l‚esempio preciso del procedere di Pol, piccoli fazzoletti di poesia in un marciapiede bagnato.
Altra cosa sono i due pezzi eseguiti con l'aiuto dei Bypass Trio: Romantic Moon e Water Bossa, spiazzamento totale, quasi liberatorio, intriso in un ruvido jazz che ricorda vagamente i sincopatismi della band di Lennie Tristano. Due pezzi che fanno da liberatorio titolo di coda ad un EP che ha un sincero sapore di undergroud autentico. Genuino. Che sa di portacenere ma profuma di vino.

d.m.

Tange's Time - SONDAinONDA

Primo gruppo, sentirete dire nel video, in realtà secondo in ordine di pubblicazione su emiliamixtape (ma capirete tutto guardando l'intervista), intervistati per la rubrica SONDAinONDA sono i TANGE'S TIME.

E' normale rimanere un pò storditi e sorpresi se questa è la prima volta che vi imbattete nei Tange's Time: "dove sono capitato?", "chi sono loro, che ne sarà di me?" sono tutti quesiti normalissimi al primo impatto...
Eh si perchè durante i loro concerti è possibile vedere animali aggirarsi su un palco in stile bucolico, in uno spettacolo delirante, ma allo stesso tempo innovativo (sul palco appaiono "Orsi Neri" e "Maiali col cappello da Chef" e si arrivano ad inscenare i "Funerali di Laura Palmer").
E mai ti aspetteresti di sentire canzoni con testi di denuncia sociale vera e propria, come "Frutta": ascoltare per credere! Basta essere molto attenti alle parole... e non è sempre facile perché l'allegria che emanano i Tange's prende il sopravvento, e seguire i testi mentre ci si diverte non poco, è molto, ma molto difficile... ma vi chiediamo un sacrificio, vi promettiamo che ne varrà la pena.
E se non vi è bastato sentirli dal vivo per capirli fino in fondo, potete sempre guardare i video delle loro canzoni dai titoli estremamente esplicativi (ad es.: “Sei morta dentro una sporta”) che non lasciano adito ad alcun altro tipo di perplessità.
I Tange's Time nascono nel 1994, realizzano in maniera del tutto Lo-Fi i primi dischi: Tempo di Tange (94); Neverending Story (96); Skluf (98); "Il lato b" ed altri inediti (00); Tangerina (04). Finché nel 2008, spinti dal supporto dei loro innumerevoli Fans, decidono di realizzare il primo vero Ep autoprodotto dal titolo:"Termometro per uso felino", 8 tracce suonate da: Enrico Poli al basso, Enrico Gherli alla chitarra, Diego Dessi, altra chitarra, Pietro Vecchi alla Batteria,Tangerini Simone alla voce, Luis Calzolari alle Marachelle ed ai travestimenti.
La video intervista che segue servirà a farvi capire quanto scritto finora, ve l'assicuriamo.
Non resta che guardarli ed ascoltarli.

m.s.







Tange's Time su:
facebook
myspace
blogger
youtube

COMEDI CLUB - SONDAinONDA -

SONDAinONDA intervista i Comedi Club.
Che dire...i Comedi si affacciano sulla scena underground come una band che suona rock dall'attitudine pazzoide con vene d'autore e nervi da far tirare il collo alle galline, e già questa la dice lunga...
La formazione con Emiliano Mazzoni voce pianoforte, Roberto Falsetti basso, Mirko Zanni chitarre e Johnny Zanotti batteria è una corazzata schiacciasassi che non concede dubbi sull’intento di colpire il cuore della gente con brani dall’immaginario surreale ed un po’ grottesco.
Sono essi stessi a definirsi "spaghetti western di amore, ironia, odio ed idiozia".
Il loro genere? Rock, blues e quel che volete basta che sia spigoloso, pazzoide ed intriso d’amore. Due i cd autoprodotti alle spalle: "Comedi Club" ed "Alcool Juke Box", e siamo in attesa del prossimo lavoro.
I loro concerti hanno attraversato le Alpi per arrivare fino a Berlino e Varsavia, dopo essersi fatti sentire in vari festival un pò in tutta Italia .
L'intervista conferma il tutto non lasciando adito ad alcun tipo di dubbio.

m.s.


E questo è un assaggio della loro musica.

Download: Comedi Club - Sono Contento

UP THERE: THE CLOUDS

Con questo post, l'obiettivo di emiliamixtape lascia temporaneamente la provincia di Modena e si sposta verso la Romagna, inquadrando quel rettangolo di terra compreso tra Forlì e Rimini che negli ultimi anni ha dato i natali ad alcune tra le band più importanti ed influenti per quanto riguarda la scena italiana.
Di Rimini sono infatti originari anche gli Up There: The Clouds, cinque ragazzi, attualmente sparsi per motivi di studio lungo tutta la penisola, che nel 2009 hanno dato alla luce sotto Frohike (label milanese estremamente attenta alle realtà più sperimentali) un Ep, inizialmente autoprodotto e self-titled, che è un piccolo gioiellino sia in quanto a packaging, estremamente curato e interamente fatto a mano, che in quanto a contenuti.
Nonostante i cinque si muovano all'interno di un territorio, quello del post rock strumentale, in cui a detta di molti tutto è già stato detto e in cui il rischio di risultare ripetitivi o, ancor peggio, derivativi, è sempre in agguato, i quattro brani dell'Ep d'esordio risultano essere una piacevole sorpresa anche per le orecchie più "navigate" e abituate a queste sonorità.
Destreggiandosi con abilità tra i richiami a band come Red Sparowes, Caspian e God Is An Astronaut, gli Up There: The Clouds riescono a creare, attraverso la sapiente rielaborazione di queste influenze, dei brani che hanno la potenza e la freschezza tipiche di un disco d'esordio ma che allo stesso tempo stupiscono per equilibrio e maturità compositiva.
Non resta quindi altro da fare che attenderli alla prova del primo full-length, per il quale tra l'altro sono già stati approntati un paio di nuovi brani, per capire se i cinque riminesi saranno in grado di confermare e rafforzare quanto di buono hanno già fatto con questo Ep.

f.r.