SHIJO X - SONDAinONDA

Gennaio 2009. Bologna.
Davide Verticelli, alias SKATTO incontra Laura Sinigaglia. Davide è un pianista, Laura idem. Entrambi classici.
Gli interessi musicali sono sostanzialmente diversi ma nello stesso tempo legati da due sottili e importanti linee comuni: quella del soul e quella del trip hop. Ma non ci sono solo i Massive Attack e i Portishead nelle influenze che accomunano entrambi . C’è l’amore per il jazz, per il r’n’b e per l’elettronica. C’è Fatboy Slim, Bran Van 3000…Etta James e Lauryn Hill.
Davide compone, arrangia, crea…Laura canta, colora, sperimenta. Ne sentirete parlare.

SONDAinONDA presenta gli SHIJO X....

m.s




Loreè by shijox

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Elena Castellari - SONDAinONDA

Elena Castellari è una cantautrice.
Scrivere è la sua passione, fare musica la sua esigenza. Lei stessa, infatti, si definisce “dipendente dalla musica”.
E per fare questo ha studiato. Tanto. Musica, canto, scrittura. Ha catturato emozioni e le ha trasformate in parole, suoni, melodie. Il tutto con estrema cura e ricerca.
Tutta questa cura per i particolari e dedizione per la musica ha portato alla pubblicazione del suo primo album “Pantelena” : 8 brani inediti arrangiati insieme a Luigi Bruno. Un viaggio sonoro che ci racconta e ci fa scoprire Elena.

In anteprima potrete ascoltare sul nostro canale youtube il secondo brano dell'album, Le mie radici , in versione acustica.
Ora le lasciamo la parola, noi l'abbiamo intervistata per voi, ed è così che questa settimana vi presentiamo Elena Castellari.

m.s.





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JoyCut - EmiliaExclusive -

I JoyCut hanno da poco pubblicato il nuovo album, “Ghost Trees Where To Disappear”. I JoyCut sono una band nata nel 2001, con alcuni album in carniere, che ha fatto da spalla ad importanti band straniere, come Editors o Arcade Fire. Le loro gesta artistiche sono conosciute anche all’estero e da ormai diverso tempo hanno sposato la causa ecologica. I JoyCut cercano di produrre musica senza inquinare, il bello che oltre a dirlo lo fanno veramente, utilizzando materiali riciclati, naturali e non inquinanti. Sono andati a registrare l’ultimo album nel primo studio in Europa (Londra) alimentato ad energia solare. Pasquale Pezzillo si è reso disponibile ed ha risposto alle nostre domande……per sapere e capire. La storia è intrigante seguite i link alle sue parole.

Vi siete formati nel 2001. A dieci anni di distanza il nome che avete scelto vi rappresenta ancora? Che cosa doveva e deve evocare?
Il nome JoyCut invita a consolidare nella memoria i segni dell'esistenza. Quali le tracce positive indelebili. Quindi non soltanto le cicatrici sofferte, ma anche i tagli di gioia.

La vostra musica è riconducibile a sonorità wave mescolate con il dark. Però secondo voi quale può essere la definizione esatta?
Introspettiva. Suggestiva. Emozionale. Ricerchiamo continuamente un galleggiamento, un suono che libri liquido e che escluda il "Tuttintorno". Ieri potevamo essere etichettati con “Rock sincretico suburbano, DreamPop”, oggi siamo una band “EcoWave” per eccellenza.

L’immagine di un albero è ormai diventata il vostro marchio di fabbrica (visivo). Cos’è per voi un albero?
L’albero ci ricorda di affondare tenacemente gli artigli dell'esistenza nelle morbide maglie della salubre Terra, al fine di edificarsi solidi e integri, forti e robusti, verso la fierezza del cielo. C'insegna a sondare e investigare il profondo, affrontare la parte oscura e nascosta, riconoscere i limiti, trasformandoli in validità e rifiorire.

Il nuovo album è stato registrato nel primo studio europeo alimentato a energia solare. C’è stata differenza d’atmosfera, di approccio, di metodologia del lavoro rispetto alle precedenti esperienze in altri studi?
Oggigiorno l'equipaggiamento degli studi si equivale, il residuo positivo di un lavoro o di una esperienza, per fortuna, è rappresentato ancora dal valore umano. Il fine è emozionarsi al punto da lasciar trasparire "aria solida" dagli ascolti una volta terminato il lavoro. Ci sarebbe troppo da raccontare. Un aneddoto sulla metodologia controversa ma funzionale può ritrovarsi in questa richiesta da parte di Jason, l'ingegnere del suono: "Proviamo a registrare eseguendo senza ascoltare l'emissione sonora, immaginando, al tatto, di sentire perfettamente il suono che avete in testa". C'è stato da divertirsi, da soffrire e da ricordare.

Quando leggo che il tour d'importanti artisti è a impatto zero, perché l’inquinamento prodotto sarà compensato da altrettanto verde che sarà introdotto in una zona sperduta della Terra, mi fa sorridere. Non sarebbe meglio cercare di non inquinare dove si vive? Insomma la musica rock potrebbe realmente non inquinare adottando altri criteri e metodologie di business?
Già dai primissimi anni ‘70, interrotto il rapporto fra OPEC e OCSE, si è cominciato -gioco forza- a parlare di "Sviluppo Sostenibile" e "Energie Alternative". Questo corso storico delle cose traccia -tristemente- il quadro di scelte che spesso -seppur virtuose- sono intraprese esclusivamente per necessità e non per etica. Oggi moltissime multinazionali aprono alla “GreenEconomy” e lo fanno per necessità, perché alcuni nobili decreti lo impongono e per calcolo e sottrazione (sono chiamati a produrre quantità precise di O2 per compensare la produzione di CO2). Chiaramente è una buona pratica, pur "sofferta" e "dovuta". Chiaramente espletata la funzione etica, messa a posto la coscienza, ci si può permettere di continuare a inquinare, questa volta con una consapevolezza diversa: si è fatto il possibile per "rimediare". Onestamente è uno stranissimo gioco, che per ora pare funzionare. L'economia gira, le sovvenzioni si moltiplicano e tutti siamo pronti a piantare un albero in più! Ma mai a rinunciare a uno strumento Superspazioelettrotecnologico! Il music business -se non per privatissima sensibilità di qualche artista o special company- non è nemmeno ancora parte di questo concorso di responsabilità pseudo virtuosa. C'è ancora troppo da fare. Ma bisogna cominciare a farlo! Nel nostro piccolo abbiamo iniziato da tempo, a bassa voce e sotto traccia, pertanto grazie di cuore a chi sottolinea questa nostra attitudine eco pragmatica.

Tutte le componenti del vostro nuovo album sono stampate su materiale riciclato e perfino il cellophane è biodegradabile. Complimenti per l’impegno reale. Cosa significa per i JoyCut inquinamento, energia alternativa, centrali nucleari, carbone, petrolio?
Il materiale dei nostri lavori è il risultato di una attenta ricerca, che ha selezionato componenti certificati e compostabili, dal cartone riciclato al 100% agli inchiostri a base di acqua, colle vegetali e cellophane biodegradabile. Evidentemente anche la scelta estetica consta di una considerazione precisa sullo spreco, pertanto evitiamo di usare "troppa carta" e riduciamo tutto al minimo. Inoltre tutto il nostro merchandising è legato alla nostra scelta ecosostenibile. Le T-Shirt sono in cotone organico, con stampe all'acqua e perfino le spillette sono naturali, fatte con estratti dalla corteccia di cocco e cuciti a mano con cotone biologico. Sulle questioni cui facevi riferimento rimandiamo all'ultimo lavoro di Stewart Brand "Una cura per la Terra". Ne consigliamo vivamente la lettura. Si tratta di una lucidissima disamina sulla “Crisi Globale” che offre variegate soluzioni per trasformarla in una raggiante opportunità per il futuro della civiltà. Una filosofia, quella di Brand -uno dei padri fondatori dell'Ambientalismo americano- che spiazza; mettendo in discussione tutti i pilastri su cui significativamente poggia il nous dell'ecosostenibilità: Cambiamento climatico, urbanizzazione, biotecnologie. Green from the ground up: Il verde viene dal basso. Via tutti i principi e le teorie e benvenuto alla pratica di fatto. Convivere con un pensare pratico,_ trovare soluzioni ripensando addirittura il nucleare, perchè il punto non è più evitare la trasformazione che ci sta travolgendo, ma affrontarla!.

Parlando del nuovo album. E’ stato prodotto da Jason Howes. Come è possibile per un gruppo italiano arrivare a figure professionali così importanti? Non posso credere che sia sufficiente Internet ad abbattere i confini, se è così dovrò ricredermi.
Dovrai ricrederti. Una notte -che ricordo perfettamente- internauta navigavo nella rete in cerca di un luogo dove registrare il nuovo album. Come per magia digitando "Solar Power" e filtrando con la parola "Studio" sono incappato nel mondo del “The Premises” (lo studio dove è stato registrato il disco n.d.r.). Poi tutto come da protocollo. Mail, telefonate, appuntamento. Individuato il profilo dell’ingegnere del suono che cercavamo, abbiamo mandato i provini via mail e atteso. Jason ha dato l'ok. Ha accettato entusiasta di metterci la sua faccia e... detto-fatto, siamo partiti direzione Londra!.

Dopo dieci anni di carriera cosa vi è rimasto nelle tasche?
10 Pence!

a.t.

Donkey Breeder - SONDAinONDA

I Donkey Breeder sono un quartetto modenese a cui non fa certo difetto la capacità di stupire e meravigliare l'ascoltatore.
All'interno di uno stesso brano i quattro sono infatti capaci di lanciarsi in cavalcate strumentali e ritmiche sghembe che ricordano alla lontana gli americani Russian Circles, per poi mollare improvvisamente la presa e abbandonarsi a interludi psichedelici dal sapore settantiano.

Un mix sicuramente originale che li rende una vera e propria band sui generis - difficile infatti farsi venire in mente, in Italia come all'estero, un gruppo in grado di coniugare così alla perfezione influenze talmente disparate.
E' evidente quindi che proprio nella incredibile varietà della proposta va ricercato il punto di forza di questo gruppo, nato nel 2007 quasi come divertissement e progetto solista di Alessio Cortelloni, e che trovata una sua concretizzazione attraverso le prime esibizioni live, si è costruito una solida reputazione prima grazie al passaparola di amici e conoscenti e poi tramite le recensioni entusiastiche della stampa specializzata.
"Ergot", ep (anche se definirlo ep risulta quantomeno riduttivo vista la durata) contenente 6 tracce e registrato allo studio 73 di Ravenna, è il primo e finora unico lavoro della band, dalla quale ci si aspetta su disco la conferma di quanto di buono (tanto, a dir la verità) ci ha lasciato intravvedere in passato e in sede live.
Ecco la loro intervista per SONDAinONDA, e sul nostro canale youtube potrete ascoltare il loro pezzo Tixio.

f.r.



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Lloyd Cole - EmiliaExclusive -

Lloyd Cole è una icona degli anni ’80. Uno scozzese che a metà del decennio edonistico per eccellenza riuscì ad imporre nel mondo alcuni rock hit dal sapore malinconico.
Lloyd ha continuato a fare musica. Lui ci crede senza remore e anche se ha vissuto ai margini del business, ha pubblicato alcuni album decisamente interessanti. L’ultima fatica discografica si intitola “Broken Record”.
In occasione della sua unica data italiana in provincia di Bologna abbiamo scambiato alcune battute con lui. Signore e signori a voi Lloyd Cole.

Quando è arrivato il punk hai sentito una scossa nella schiena o hai pensato chi sono questi pazzi?
Non ho pensato a dei “pazzi”, mi sono detto: “Forse potrei farlo anch’io”. Il punk è stata una liberazione per la mia generazione.

Mi hai sempre dato l’idea di un artista riservato, non troppo propenso a darsi in pasto all’industria discografica. È così o mi sbaglio?
E’ solo che mi piace fare le cose a modo mio.

Come vive uno scozzese negli Stati Uniti? Si sente un emigrato o si è integrato senza problemi nel tessuto sociale americano?
Sono inglese e non mi sento americano. A volte ho nostalgia dell'Europa, nostalgia che mi faccio passare tornando nel Vecchio Continente spesso e volentieri.

Come hai scelto i musicisti con cui collaborare in “Broken record”?
Molto semplicemente sono tra i miei favoriti.

Mi racconti un episodio bello ed uno brutto della tua carriera?
Un episodio bello è stato sicuramente la prima volta a New York. Fu un concerto tutto esaurito e tra il pubblico vidi Chris e Tina dei Talking Heads. Fu molto eccitante. Ho amato NYC per lungo tempo. Ma ora è cambiata, come sono cambiato io. Un episodio negativo fu invece un concerto a Parigi nel 1991, girai un video prima del live. Ero sfinito e fu un disastro.

Il mondo si salverà dai suoi errori?
Mi auguro solo che impari dai suoi errori.

a.t.

Pertini - SONDAinONDA

Scrivere queste righe mi pesa molto. Mi pesa perché non avrei voluto scriverle. Qui andiamo oltre l’aspetto musicale, si cade in quello umano. Qui c’è un duo composto da Dudu e Erre. Due musicisti che dopo tante esperienze artistiche hanno deciso di essere un “semplice” duo. Il nome che hanno scelto è di quelli che lasciano il segno: PERTINI.
I Pertini fanno noise elettronico, ma anche rock. Sono figli dei rumori di questa vita tanto bella quanto crudele. L’intervista che vedrete è stata fatta dal sottoscritto a Erre ed è inusuale nella sua concezione, come inusuale è la musica dei Pertini. La realizzazione di questo scambio di parole è antecedente all’aspetto umano che ti taglia le gambe e ti mette in ginocchio.
Dudu non c’è più. Un male incurabile se l’è portato via poche settimane fa.
I Pertini non esistono più e non sono riuscito a parlare di loro usando i verbi al passato.

Questa intervista e queste righe sono dedicate a Dudu.

Stop.

Il viaggio è finito.


Andrea Tinti


Barbara Gobbi - SONDAinONDA

Chi è Barbara Gobbi?

Barbara Gobbi è una cantautrice che sa quello che vuole e soprattutto sa come ottenerlo.
Canta, scrive, compone e le basta poco, pochissimo per farlo: una persona, uno sguardo, un oggetto, un istante ed immediatamente ecco che la fotografia di quell'attimo si trasforma in canzone e le sue emozioni ci arrivano e come un boomerang tornano a lei in un continuo scambio di energia. Quell'energia e quella determinazione che ti colpiscono quando la senti parlare e che ti convincono quando la senti cantare.
Suona da sempre, da quando i suoi genitori le regalarono una chitarra giocattolo e la musica da allora è stata capace di condizionarle la vita.

Prima donna ad essere intervistata per la rubrica SONDAinONDA, le sue parole lasciano trasparire tutto questo e molto altro.
A maggio uscirà il suo nuovo album e non vediamo l'ora di ascoltarlo.

Nel frattempo ci ha regalato una versione acustica del singolo uscito nella compilation Sonda vol.1, Ceracalda da vedere e sentire sul nostro canale youtube.

Barbara Gobbi va avanti e nessuno può fermarla.... possiamo solo farci travolgere!

m.s.



Barbara Gobbi
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